In un'intervista al Financial
Times, la vice presidente della Commissione europea, Margrethe
Vestager, responsabile per la concorrenza e il digitale, ha
difeso la legge europea sull'intelligenza artificiale,
sostenendo da un lato, che "non danneggerà l'innovazione e la
ricerca, ma anzi le potenzierà" e dall'altro, che "crea
prevedibilità e certezza giuridica nel mercato".
Sull'AI Act, primo tentativo al mondo di regolare il settore, le
istituzioni europee hanno trovato un accordo politico che dovrà
essere approvato in via definitiva dal Consiglio e dal
Parlamento europeo. Il presidente francese, Emmanuel Macron,
tuttavia, ha criticato l'intesa raggiunta, perché, a suo dire,
le nuove norme rischiano di lasciare indietro le società tech
europee rispetto a quelle con sede negli Stati Uniti e in Cina.
Vestager, scrive il quotidiano britannico, ha riconosciuto che
le aziende tecnologiche europee hanno degli svantaggi rispetto
alle rivali statunitensi nello sviluppo dell'IA, come ad esempio
un minore accesso agli investitori di capitale di rischio più
facoltosi. "La regolamentazione in quanto tale non è l'unica
risposta", ha dichiarato la vice presidente della Commissione.
"Crea fiducia nel mercato. Poi ci sono gli investimenti e,
naturalmente, si vuole che le persone inizino a usare" la
tecnologia IA "perché solo così si può davvero dare forma alla
tecnologia".
Nel mirino di Parigi, sostenuta da Berlino e inizialmente da
Roma, figurano in particolare le norme sui cosiddetti modelli
fondativi, alla base di prodotti di IA generativa come ChatGPT.
"Se si realizzano modelli fondativi, ma anche se si vogliono
applicare modelli fondativi, si sa esattamente cosa si andrà a
cercare una volta che il prodotto è stato messo in uso" ha
ribattuto sul punto Vestager, sottolineando d'altro canto
l'importanza di promuovere innovazione e ricerca, senza che vi
sia "un eccesso di regolamentazione".
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